Viene effettuata una valutazione radiografica da cui si nota che la massa non sembra infiltrare la base scheletrica ma risulta in gran parte mineralizzata. L’esame citopatologico, nei sui limiti, orienta la diagnosi verso una forma neoplastica benigna (condroma?).
Il proprietario, cui viene prospettato l’iter da seguire secondo il protocollo oncologico (TAC o RM, biopsia, ecc.), preferisce optare per una risoluzione economica e conservativa, escludendo di lasciare il cane con un arto esteticamente e funzionalmente così menomato e rifiutando l’ipotesi di una eventuale amputazione. Seppur al di fuori degli schemi e senza il conforto di ulteriori accertamenti, si decide di tentare l’asportazione (a volte, quando l’alternativa è un rapido congedo, il protocollo scientifico può lasciare spazio al buon senso e all’amore per la vita).
Basandosi sui dati disponibili (radiografia ed esame citopatologico) ci si prepara per un intervento di asportazione della massa ma conservativo dell’integrità anatomo-funzionale dell’arto. La paziente viene premeditata con diazepam, indotta con propofol e mantenuta in isofluorano.